Ser Pancrazio di Mastro Domenico il piu’ antico poeta in volgare della Tuscia di cui siano sopravvissute delle liriche - notizie dal 1339 al 1389.

Sul notaio e poeta Ser Pancrazio di Mastro Domenico del castro di Capranica (VT) è stata fatta una pubblicazione nell’anno 2000 da parte del prof. Fabio Carboni di Roma, originario di Ronciglione, già docente di Paleografia e Filologia Italiana all’Università de L’Aquila, uno dei 15 soci fondatori del nostro Centro Ricerche e Studi nell’aprile 2017, purtroppo prematuramente scomparso il 10 dicembre 2017 il giorno dopo aver partecipato a un convegno a Ronciglione sulla figura di mio padre il prof. Francesco Maria D’Orazi.

Lo studio di Fabio Carboni è stato pubblicato, nell’anno 2000, nella rivista “Italia Medioevale e Umanistica”, n° XLI, Editrice Antenore, il saggio è intitolato “Poesie liriche del XIV e XV secolo nella Tuscia” e consta di 40 pagine.

Il prof. Fabio Carboni, nella 2° metà degli anni ’90, fece un’indagine mirata nell’Archivio Notarile di Capranica alla ricerca di liriche medioevali e trovò tre poesie d’amore in volgare del notaio Pancrazio di mastro Domenico databili al 1340 (1), trovò anche in altri archivi una poesia di un notaio di Montefiascone e un’altra di un notaio di Orvieto, tutte riportate e commentate nel suo saggio.

Per quanto riguarda il notaio e poeta Ser Pancrazio di mastro Domenico abbiamo notizie di lui che vanno dal 1339 al 1389; presso l’Archivio di Stato di Viterbo abbiamo di lui 4 protocolli rogati fra il 1339 e il 1359, poi, presso l’Archivio Storico Comunale di Capranica, nel Fondo Diplomatico, esiste una pergamena, la n° 10, con un atto rogato da Pancrazio di mastro Domenico il 6 aprile 1383, dopodiché si perdevano le sue notizie; se non che, nell’estate del 2019, abbiamo trovato altri quattro atti del 1389 in cui è menzionato come parte dell’atto o come testimone e l’ultimo di questi atti è del 21 ottobre 1389 (2) allungando così di altri sei anni le notizie storiche su questo personaggio capranichese del Trecento (3). Di questo poeta c’è da aggiungere che il padre si chiamava, ovviamente, Domenico (4) ed era stato anche lui notaio (5) e deve aver rogato, probabilmente, dai primi anni del XIV secolo; conosciamo anche il nome del nonno paterno “Cencio” (6) e della madre “Lella”, forse diminutivo di Angelella, menzionata insieme al marito in un atto del 1349 (7). Ser Pancrazio ebbe almeno un figlio di cui conosciamo il nome, anch’esso Domenico ( 8 ) -che fu un “familiaris” dei Conti Francesco e Nicola degli Anguillara- ed ebbe anche almeno due fratelli di cui conosciamo il nome, il notaio Pietro di mastro Domenico e Andrea (9); questo notaio abitava nella contrada urbana di “Castrum Novum” ed ebbe diverse proprietà immobiliari tra cui ricordiamo un terreno in contrada Paglianello nel tenimento di Capranica (10).

In un atto del 25 gennaio 1355 Sinolfo di Iacobino e Pietro di Cobarcio del castro di Stabia (l’attuale Faleria) nominano come loro legittimo procuratore Pancrazio di mastro Domenico per una causa che avevano contro Lello di Iacobello, macellaio di Sutri, relativa a una garanzia fatta da loro al detto Lello di Iacobello, garanzia fatta a vantaggio di Paluzio di Nuccio di Maria di Stabia pari a 182 libbre provisine, come risulta nell’istrumento ( = atto notarile) scritto di mano di Silvestro di Blasio notaio di Vasanello (11).

Ricordiamo anche che Ser Pancrazio di mastro Domenico possedeva anche una rilevante cantina dove conservava nelle sue botti (“vegetes”) il vino che produceva con i suoi vigneti, vino che poi commerciava come è stato dimostrato da diversi atti notarili (12).

Ser Pancrazio quasi certamente conobbe personalmente Francesco Petrarca visto che questo sommo poeta soggiornò nella rocca di Capranica tra i primi di gennaio e i primi di marzo del 1337 mentre Pancrazio di mastro Domenico risulta già notaio a Capranica il 15 aprile 1339, in base ai suoi protocolli notarili, ma la sua famiglia di origine era già a Capranica da parecchi anni visto che il padre, mastro Domenico, era già notaio, prima di lui, in questo castro. Se così fosse l’incontro personale con Francesco Petrarca non può che aver dato un’ulteriore ispirazione e stimolo a Ser Pancrazio di mastro Domenico per la stesura delle sue liriche in volgare.

 

Si pubblica la più interessante fra le tre liriche di ser Pancrazio di mastro Domenico dell’anno 1340, si tratta di una “Ballata” il genere poetico più amato e anche trascritto dai notai due-trecenteschi che sviluppa il tema della donna che si allontana dall’amante, “tòpos” della lirica trecentesca ma non solo, dai toni e dalle cadenze soprattutto di gusto e di origine popolare:

 

Poi(13) da me ti partisti(14),

Covella(15) dilicata

lassasti sconzolata(16)

l’anima mia col core.

Tanto la mente mia fu sconzolata

che contar(17) non si pòne(18),

quando tu si facesti l’abïata(19)

cole tue compagnone(20):

grande ferut’al core

Covella mi donasti(21)

quando tu mi lassasti

con sì grande dolore.

Da poi che tu facisti ‘l partimento(22)

e da Civita Cella(23)

lassasti lo mio cor en gran tormento,

en grannissima(24) guerra(25);

dicea: – Dov’è Covella

quella che amo tanto? -.

Sempre si stecte ‘n pianto

‘l cor mio per lu tuo amore(26).

Chi consolatïon mi porrà(27) dare

poi che se’ dipartuta(28)?

Giammai(29) non voglio femina toccare

si essa non(30) ò avuta!

Christu tu mi ’nnaiuta(31)

ché io la pozza(32) avere

e si<a> per suo volere(33)

che io aia(34) ‘l so amore.

Io sine vò(35) pregare l’alte(36) Dïo,

quel ch’è dator di bene(37),

ché io si ll’agia(38) a tucto(39) ‘l voler mïo

quell’amorosa spene(40).

Ché la mia alma ten<e>

nel so corpo serrata(41),

questa bella vallata(42)

dict’àio(43) per suo honore.

Tant’aïa bene(44) la dolze(45) Covella

quanto ‘l so core vole(46)

cha(47) essa è piacevele(48) e più bella

che stella, né cche sole.

L’anima mia si dole(49)

di te, cara speranza:

pregoti che amanza(50)

tu sii e io amatore(51).

 

 

 

 

 

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(1) Pancrazio di mastro Domenico, prot. 313 cc. 47r/48r; le tre poesie sono scritte sottosopra rispetto al verso con cui sono scritti tutti gli atti del protocollo, c’è solo un atto redatto nella stessa maniera delle tre poesie ed è ad esse contiguo (prot. 313 c. 48v) ed è datato all’anno 1340 ed è concluso nella rocca di Carcari vicino S. Severa, per cui secondo noi le tre poesie devono essere datate anch’esse al 1340; ricordiamo che Carcari si trova oggi nel comune de La Tolfa (RM).

(2) Graziano di mastro Pietro, prot. 196 cc. 42v/43v, atto del 1° giugno 1389; Graziano di mastro Pietro, prot. 196 c. 44r, atto del 24 giugno 1389; Graziano di mastro Pietro, prot. 196 c. 60v, atto del 1° settembre 1389; Graziano di mastro Pietro, prot. 196 cc. 74r/v, atto del 21 ottobre 1389.

(3) Di questo personaggio ricordiamo un suo atto concluso nella Domus Juris di Capranica: Ser Pancrazio costituito dinanzi al Viceconte Giovanni di Nuccio di Sandro riceve da Pietro di Ser Cecco un mediale ( = unità di misura di volume) di grano e 55 soldi; Francesco di Guercio, prot. 260 c. 7v, atto del 9 gennaio 1384.

(4) Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 267 cc. 77v/78r, atto del 24 gennaio 1349; Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 268 cc. 16v/17r, atto in Curia di Capranica del 25 maggio 1349; Graziano di mastro Pietro, prot. 196 c. 14r, atto del 1° agosto 1388.

(5) Vedi il paragrafo relativo alla cronologia dei notai trecenteschi di Capranica.

(6) Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 20r, atto del 13 giugno 1354; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 39r, atto del 9 novembre 1354.

(7) Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 268 c. 16r, atto del 25 maggio 1349, con questo atto Ser Pancrazio prende in affitto una grotta in Capranica nella contrada “Pusterola”.

( 8 ) In un atto del 1388, rogato nella Domus Iuris, Domenico di Ser Pancrazio di mastro Domenico è procuratore legittimo del detto Ser Pancrazio per la vendita, a Iacobello di Francesco di Giovanni Maria di Campagnano, di certe canapine e pantani posti in Capranica in contrada Màfula, vicino una proprietà della Curia di Donazzano, per il prezzo di 25 fiorini d’oro, cfr.: Pietro di mastro Domenico, prot. 279 cc. 43r/v, atto del 9 luglio 1388.

Pietro di mastro Domenico, prot. 279 c. 30r, atto del 29 marzo 1388, in questo atto Pietro di Mastro Domenico scrive: “Ser Pancrazio di mastro Domenico, fratello mio, loca in perpetuo ad Andrea di mastro Domenico, fratello mio, quattro zappe con metà di una vigna posta nel territorio di Capranica vicino una proprietà di me notaio”; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 43r, atto del 1° gennaio 1355; Graziano di mastro Pietro, prot. 196 cc. 42v/43v, atto nella Rocca di Capranica del 1° giugno 1389.

(9) Graziano di mastro Pietro, prot. 196 cc. 42v/43v, atto nella Rocca di Capranica del 1° giugno 1389.

(10) Pancrazio di mastro Domenico, prot. 308 c. 1r, atto del 10 gennaio 1358; vedi anche: Paolo di Santoro, prot. 312 c. 23v, atto del 26 aprile 1381, in questo atto risulta essere uno dei testimoni.

(11) Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 51r, atto davanti alla cantina di Ser Pancrazio del 25 gennaio 1355.

(12) Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 268 cc. 65r/v, atto del 17 novembre 1349, con questo atto nasce, nella cantina del notaio Ser Pancrazio di mastro Domenico, una società fra il predetto Pancrazio e un certo Nuccio di Ricula per la vendita del vino che hanno in comune, cioè di due carri di vino comprati da un certo Barbaco e di due botti che hanno in comune nella cantina dello stesso Pancrazio, per questa società Nuccio deve pagare a Pancrazio nove fiorini e 22 soldi provisini e stabiliscono, inoltre, che dovranno fare a metà del lucro e delle perdite; Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 269 cc. 44v/45r, atto del 3 ottobre 1350, questo atto è rogato davanti alla cantina di Pancrazio di mastro Domenico; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 18v, atto del 10 maggio 1354, questo atto è concluso davanti alla cantina di Pancrazio; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 27r, atto del 28 agosto 1354, questo atto è concluso invece davanti alla cantina del padre, mastro Domenico; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 43r, atto del 1° gennaio 1355, con questo atto Pancrazio di mastro Domenico e Andrea suo fratello convengono vicendevolmente di entrare in società con un certo Cola di Roma per la quantità di 13 carri di vino contenuti in sette botti conservate nella cantina dello stesso Pancrazio per il prezzo di tre fiorini d’oro per ogni carro; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 51r, atto del 25 gennaio 1355, questo atto è rogato davanti alla cantina di Ser Pancrazio; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 85r, atto nella cantina di Ser Pancrazio del 13 agosto 1355, con questo atto un certo Antonio di Renzo vende a Ser Pancrazio un carro di buono e puro mosto che promette di dare allo stesso Pancrazio nella prossima vendemmia per il prezzo di 10 libbre provisine, che riceve manualmente, e promette di attenersi ai patti a pena del doppio; Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 95r, atto davanti alla cantina di Ser Pancrazio del 30 ottobre 1355; Pancrazio di mastro Domenico, prot. 308 c. 6r, atto del 20 luglio 1359, con questo atto Ser Pancrazio di mastro Domenico vende del vino a Cobuzio di Fabario ed esattamente vende la sua quinta parte del vino di un certo Terino.

 

(13) “Poi” = “Dopo che”.

(14) “partisti” = “ti allontanasti”.

(15) “Covella” = “Giacomella”: forma ipocoristica di “Iacovella”.

(16) “lassasti sconzolata” = “lasciasti costernata”, “affranta”.

(17) “contar” = “raccontar”.

(18) “pòne” = “può” + “ne” epitetico ( = sovrapposto), molto frequente nel linguaggio popolare mediano fin dal XIII secolo.

(19) “si facesti l’abïata” = “ci facesti l’avviata”: “te ne andasti via”.

(20) “cole tue compagnone” (senza valore accrescitivo) = “con le tue compagne”.

(21) “mi donasti” = “mi desti”.

(22) “facisti ‘l partimento” = “ti separasti da me”, “partisti”.

(23) “Civita Cella” probabilmente il castro di Celleno in provincia di Viterbo che in dialetto è chiamato “Cellano”. Non è da escludere il topònimo “Civitavecchia” che, in epoca romana, si chiamava Centum Cellae e nell’alto Medioevo “Centecelle” o “Cencelle”

(24) “grannissima” = “grandissima”.

(25) “guerra” = “tormento”, “travaglio amoroso”, dagli Stilnovisti al Petrarca.

(26) “tuo amore” = “desiderio di te”.

(27) “porrà” = “potrà”.

(28) “dipartuta” (metaplasmo meridionale) = “allontanata”.

(29) “Giammai” = “In nessun tempo”.

(30) “si […] non” = “a meno che”.

(31) “mi ‘nnaiuta” (latino medioevale “inadiuvare”; solo in Cassiodoro è presente l’aggettivo “inadiuvata”, con prefisso intensivo “in-“.

(32) “pozza” = “possa”.

(33) “per suo volere” = “per sua libera scelta”.

(34) “aia” = “abbia”.

(35) “sine vò” (“si” affermativo + “ne” epitetico, tipico del linguaggio popolare) = “certamente voglio”.

(36) “alte” = “alto” (esito finale in “e” della “o” che è ancora esistente nel dialetto viterbese nei nomi maschili plurali).

(37) “dator di bene” = “dispensatore di felicità”.

(38) “agia” = “abbia”.

(39) “a tucto” (“a tutto”) = “secondo”.

(40) “amorosa spene” = “amorosa speranza”, “speranza che viene dalla passione”.

(41) “alma ten<e> […] serrata” = “l’animo trattiene rinchiuso come un prigioniero”.

(42) “vallata” = “ballata”.

(43) “aio” = “ho”.

(44) “aïa bene” = “abbia amore”.

(45) “dolze” = “diletta”.

(46) “’l so core vole” = “il suo cuore vuole”.

(47) “cha” = “perché”.

(48) “piacevele” = “piacevole”.

(49) “si dole” = “si lamenta”.

(50) “amanza” (provenzalismo giunto alla lirica volgare attraverso i poeti siculo-toscani); può indicare sia l’oggetto dell’amore, come in questo caso, che il sentimento d’amore.

(51) “io amatore” = “io amante”.

 

 

Si pubblicano le fotografie della “Ballata” di Ser Pancrazio di Domenico del 1340 (Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, protocollo n° 313 carte 47r/48r). Le altre due liriche di Ser Pancrazio di mastro Domenico sono due “madrigali”, un madrigale sviluppa il tema della bellezza dell’amata e l’altro quello della danza d’amore.

 

 

Prof. Carlo Maria D’Orazi

Presidente

del Centro di Studi Storici e Archeologici