Sono emersi in questi giorni, nuovi dati archeologi, anche se risalenti a 10 anni fa, che hanno completato il quadro relativo all’esistenza di un’Area Sacra etrusco-romana nei Monti Cimini. Difatti, in base allo studio pubblicato nel 2012 dal prof. Andrea Cardarelli (“Sapienza” Università di Roma) e altri, e di cui pubblichiamo le nove pagine del saggio, è stato chiaramente individuato un rilevante luogo di culto di epoca etrusca sulla vetta del Monte Cimino, il monte più alto dell’Etruria Meridionale (metri 1.053); le fasi accertate vanno dal VII secolo a. C. alla fine del IV secolo avanti Cristo[1].
Inoltre, sempre dagli stessi archeologi, è stata individuata un’importante ed estesa fase di culto relativa al Bronzo finale (XII sec. a. C.-metà X sec. a. C.) ed è anche stata individuata una plausibile fase del Bronzo Medio e poi Recente la cui fase più antica risale addirittura al XVII-XV secolo a. C.
Sembra dunque accertato che il luogo di culto -luogo di culto centrale rispetto all’Area Sacra dei Monti Cimini- possa risalire addirittura al XVII-XV secolo a. C.
In più, per quanto riguarda la fase etrusca, l’ultima fase è datata alla fine del IV sec. a. C. che coincide con l’avanzata dell’esercito romano, comandato dal Console Quinto Fabio Rulliano, nella Selva Ciminia nella primavera del 309 a. C. come è riportato nel libro IX dell’opera “Ab Urbe condita” di Tito Livio di cui ho pubblicato sul sito Web del nostro Centro di Studi Storici e Archeologici i passi salienti (capitoli 36 e 38).
Inoltre le indagini di scavo effettuate dagli archeologi -sotto la Direzione scientifica del prof. Andrea Cardarelli e della dr.ssa Flavia Trucco, con la collaborazione della dr.ssa Isabella Damiani e del prof. Francesco di Gennaro- hanno riscontrato anche tracce di un notevole incendio che è da porre in relazione con l’attacco portato dalle truppe romane a questo antichissimo luogo di culto che fu fortificato proprio alla fine del IV secolo a. C., evidentemente per fronteggiare un’eventuale attacco da parte dell’esercito romano che era da qualche tempo in guerra con la nazione etrusca il cui esercito ricomprendeva anche soldati provenienti dalle città etrusche della Toscana, esclusa la città di Arezzo, come ci narra Tito Livio.
Questa è la conferma definitiva dell’esistenza di un’Area Sacra nei Monti Cimini la cui vetta principale, il monte Cimino, era dedicata al culto di Tinia in epoca etrusca e poi di Giove in epoca romana, come è testimoniato dalla piccola ara romana ritrovata in Orvieto, il cui testo è stato pubblicato nel Corpus Inscriptionum Latinarum, XI, 2688, dal famoso archeologo Gian Francesco Gamurrini (Arezzo 1835-Arezzo 1923) nel 1879 (vedi il precedente articolo sull’Area Sacra pubblicato nel nostro sito Web).
Ricordiamo, inoltre, come il monte che si trova al centro del lago di Vico ancora oggi si chiama “Monte Venere” indicando la presenza di un culto etrusco a Turan e poi, in epoca romana, a Venere.
Il culto iniziato nella fase del Bronzo, molto probabilmente del Bronzo Medio, è poi proseguito durante l’età etrusca e poi romana e, infine, alcuni santuari pagani, ai margini dell’Area Sacra e della Selva Ciminia, furono poi utilizzati o ristrutturati durante la fase paleocristiana per arrivare a quella gotico-bizantina e poi longobarda come è testimoniato dalla chiesa longobarda di S. Eusebio Vescovo di Sutri, oggi in territorio di Ronciglione (VT), che è dell’VIII secolo e dal coperchio di trachite di un sarcofago bizantino o longobardo con sagoma antropoide, datato al VI-VII secolo d. C., piuttosto scarno come manifattura, ritrovato durante i recenti lavori di restauro effettuati sotto la co-direzione della prof.ssa Natalina Mannino e dell’arch. Pietro Lateano[2]; questo coperchio di sarcofago del VI-VII secolo d. C. è conservato oggi all’interno della chiesa di Sant’ Eusebio Vescovo di Sutri.
Il perché abbiano scelto queste antiche popolazioni i Monti Cimini per realizzare un’area Sacra è molto probabilmente legato al fatto che essendo questa una zona vulcanica è possibile che durante la fase del Bronzo e della prima fase etrusca, potessero uscire dei gas dal terreno, come nella Solfatara di Pozzuoli e, analogamente alla Solfatara di Pozzuoli, i Monti Cimini furono considerati, da queste antiche popolazioni, un territorio legato alle divinità, quella che in epoca etrusca e poi romana viene chiamata una “Res Divini Iuris” cioè un “Luogo di Diritto Divino”, sacro e inviolabile.
Quella che è mancata sino ad oggi è stata una veduta d’insieme che componesse il quadro archeologico generale assemblando i numerosi e diversi dati storici e archeologici che erano stati sempre analizzati singolarmente dagli studiosi sin dal XIX secolo, cosa che ha impedito l’individuazione dell’Area Sacra.
Prof. Carlo Maria D’Orazi
Presidente
del Centro di Studi Storici e Archeologici
con sede in Capranica (VT)
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[1] Barbaro B. – Cardarelli A. – Damiani I. – di Gennaro F. – Ialongo N. – Schiappelli A. – Trucco F., Monte Cimino (Soriano nel Cimino, VT): Un centro fortificato e un complesso cultuale dell’Età del Bronzo finale. Rapporto preliminare, sta in: “Scienze dell’Antichità” n° 17 – 2011, Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Edizioni Quasar, Roma 2012, pp. 611-620.
[2] Cfr.: AA.VV., Fra Tardo Antico e Medioevo. Un santuario della via Francigena: Sant’Eusebio di Ronciglione, a cura di Natalina Mannino, Gangemi Editore, Roma 2015; vedi il capitolo di Valeri Tommaso, Il santuario di Sant’Eusebio in Ronciglione. Analisi preliminari di scavo, p. 55.