Sono stati pubblicati, nel settembre 2021, gli atti del convegno, svoltosi a Capranica il 7 settembre 2019, intitolato: “Castrum Capralice e il castello di Capranica nel Medioevo”, il volume è stato curato dal dott. Maurizio Colognola dell’associazione culturale Kimairah ma anche SOCIO DEL Centro di Studi Storici e Archeologici con sede in Capranica.
L’opera, fatta stampare nella tipografia Grazini e Mecarini di Viterbo dal Comune di Capranica, che ne è anche l’editore, consta di 200 pagine e contiene articoli dei seguenti ricercatori storici: il prof. Antonio Sarnacchioli di Capranica, il dott. Fabio Ceccarini di Capranica, la dr.ssa Paola Mascioli di Viterbo, il prof. Carlo Maria D’Orazi di Capranica, il prof. Giuseppe Romagnoli di Viterbo, il dott. Giancarlo Baciarello, l’archeologo medievista Leonardo Maltese di Blera e il prof. Renzo Chiovelli di Acquapendente.
Il convegno è stato promosso dall’associazione culturale Kimairah di Capranica, di cui è Presidente l’arch. Antonio Barella, a cui si sono aggiunte altre associazioni culturali locali tra cui il Centro Ricerche e Studi di Capranica presieduto dal prof. Carlo Maria D’Orazi.
Dopo una breve premessa del prof. Alfio Cortonesi, già professore ordinario di “Storia medievale” all’Università della Tuscia di Viterbo, Presidente della sessione del mattino, e una nota introduttiva dell’arch. Luisa Chiumenti di Roma, Presidente della sessione del pomeriggio, è inserito, nel volume, il primo saggio del prof. Antonio Sarnacchioli, all’epoca membro del Consiglio Direttivo del Centro Ricerche e Studi di Capranica, intitolato “Gli Anguillara a Capranica” nel quale l’autore fa un elaborato excursus delle vicende principali della nobile famiglia a partire da Pandolfo I degli Anguillara sino al Conte Everso e alla caduta degli Anguillara avvenuta il 7 luglio 1465.
Il secondo saggio del dr. Fabio Ceccarini, all’epoca socio del locale Centro Ricerche e Studi, è intitolato “Un repertorio storiografico sul Castrum Capralice” dove si parte con un’analisi critica degli studi degli storici locali sulla storia di questo castro, storici che sono stati Trento Morera, Mons. Pacifico Chiricozzi e Giuseppe Morera, pur con i loro limiti scientifici, per arrivare alla nuova generazione di studiosi locali, affermatasi con i primi anni del XXI secolo, più critica e più scientifica della precedente. L’articolo del Ceccarini prende in esame, infine, gli studi accademici con saggi sviluppatisi a partire dagli anni ’70 del Novecento di cui sono autori ricercatori come Anthony Luttrell, Alfio Cortonesi, Paola Mascioli, Piero Santoni e Filippo Cardarelli.
La ricercatrice Paola Mascioli di Viterbo si è soffermata su uno studio dell’agricoltura, dell’allevamento e della contrattualistica agraria nella Capranica del Trecento sviluppando ulteriormente uno studio analogo pubblicato nel 1996. In questo terzo saggio sono analizzate le vigne, i prati, i boschi, le canapaie, gli orti, i vari tipi di contratti agrari compresa la lavorazione, in società, dei campi con i buoi.
Il quarto saggio è intitolato “Vita quotidiana e di corte a Capranica nel XIV secolo” e ne è l’autore il prof. Carlo Maria D’Orazi, all’epoca Presidente del Centro Ricerche e Studi di Capranica. Lo studio è molto approfondito e parla dei molteplici aspetti della vita quotidiana di questo castro come i notai, lo sviluppo urbanistico, gli Statuti comunali, la casa del Vescovo di Sutri in Capranica, la casa della Comunità e la figura del Podestà, i Castaldi e i Camerari, la comunità degli ebrei, le contrade, le società commerciali e artigiane, l’ospedale della Disciplina e le spezierie, i presbiteri e i cimiteri comuni; accanto a questi temi sono stati esaminati anche aspetti relativi alla Signoria degli Anguillara come la rocca di Capranica, la Curia Rationis (ovvero la “Curia della Ragione” o anche Domus Iuris cioè “Casa del Diritto”) cioè il tribunale locale di cui non si sapeva nulla, la figura del Viceconte che era pressocché sconosciuta, la fureria militare, i familiares dei Conti Francesco e Nicola degli Anguillara e un cantiniere, originario di Orvieto, della rocca degli Anguillara di cui si è rintracciato il testamento del 1384.
Il saggio è complesso e scorrevole e si basa sulla analisi di ben 335 atti notarili inediti del XIV secolo dell’Archivio Notarile di Capranica, documenti che hanno gettato una straordinaria luce sulla vita capranichese, e di alcuni castri finitimi, di quel secolo così lontano da noi.
Il quinto saggio è del dott. Giuseppe Romagnoli, archeologo medievista dell’Università della Tuscia di Viterbo, ed è dedicato a “Il castrum Capralice e l’incastellamento del territorio sutrino”. Dopo aver affrontato il contesto storico-topografico, il dott. Romagnoli narra del Castrum Vetus o Castellum vetulum ovvero il primo nucleo insediativo di Capranica sviluppatosi intorno alle chiese romaniche di San Pietro e di Santa Maria le più antiche costruite in Capranica. Una seconda contrada chiamata Castrum Novum si sviluppa gradualmente, all’interno dell’abitato, intorno alla chiesa di San Giovanni Evangelista probabilmente dalla 2° metà del XII secolo sino a tutto il XV secolo.
Il dott. Giancarlo Baciarello affronta, invece, la tematica “Abitare a Capranica nel Basso Medioevo”; lo studio si basa anche sull’analisi del Catasto di Capranica del 1434, che è conservato nell’Archivio Storico Comunale di Capranica, dove si distingue fra la contrada urbana di Castrum Vetus e la contrada urbana di Castrum Novum. Così il dott. Baciarello viene a distinguere per Capranica due tipi costruttivi fondamentali: la casa solarata, sviluppata verso l’alto, e la casa terrinea che tende a dilatarsi a pian terreno in senso orizzontale; la casa solarata poteva essere a un piano oppure a più di uno, con l’uso di scale interne ma, a volte, anche del profferlo, anche se sembrerebbe che la vita della maggior parte della gente si svolgesse in un unico locale di varia dimensione; a questi due tipi di case aggiungiamo a corollario anche la domus cum orto, l’orto era parte integrante dell’unità abitativa e ne alzava il prezzo di vendita e di affitto.
Il settimo saggio è curato dall’archeologo medievista Leonardo Maltese che tratta dei “Castelli dei Conti d’Anguillara nella Tuscia”. Lo studioso fa una accurata e ampia analisi storica di molti dei castelli appartenuti alla famiglia dei Conti degli Anguillara e distingue i domini dei Conti d’Anguillara tra la seconda metà del XII secolo e il 1346 (anno in cui si pervenne a una spartizione dei castelli fra Orso I degli Anguillara e suo nipote Giovanni I degli Anguillara) e le nuove acquisizioni dei Conti degli Anguillara del ramo di Capranica (2° metà del XIV – inizi del XV secolo) a cui fanno seguito, nello studio, le nuove acquisizioni ottenute dal famoso Conte Everso degli Anguillara fra il 1435 e il 1460; in tutto vengono esaminati, negli aspetti storici generali, ben 36 castri appartenuti a questa nobile famiglia.
L’ultimo saggio è quello del prof. Renzo Chiovelli, il massimo esperto nelle tecniche di cantiere e nelle murature della Tuscia nel Medioevo, su cui ha pubblicato un ponderoso manuale nel 2007.
Il prof. Chiovelli tratta nel suo articolo delle tecniche costruttive murarie del Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia e, in particolare, del “caso” di Capranica. Dopo una introduzione di carattere generale relativa alla Tuscia passa ad analizzare le più diffuse murature presenti nel castro di Capranica partendo dal “concio” squadrato di tufo (databile dagli inizi del XIII fino oltre la metà del XV secolo), che fa parte delle murature a filari isometrici, con altezza prestabilita e larghezza variabile, normalmente più ampia dell’altezza, per arrivare a un altro tipo di muratura presente a Capranica: quella definita a ”petrelle” o a “madonnelle” che riscontriamo in tutta l’edilizia della città di Viterbo (con altezza di circa cm 25,4) a partire dal 1240 circa sino agli anni sessanta del XV secolo e che venne esportata anche in alcuni centri limitrofi; le murature a “petrelle” presenti a Capranica possono, quindi, essere datate a partire dalla metà del XIII secolo. Anche un notevole lacerto murario alto circa m 17 -ritenuto appartenente alla distrutta rocca degli Anguillara di Capranica e inglobato in un palazzo della 1° metà del XVI secolo- viene analizzato dal Chiovelli che vi riscontra una muratura costituita da filari isometrici di conci misti a petrelle, filari che misurano altezze di circa cm 29 e larghezze che vanno dai cm 15 ai cm 35 circa; ma ciò che appare più interessante in questo brano murario, dice il Chiovelli, è invece la confezione dei giunti di malta delle commessure tra i vari elementi lapidei di paramento. Si tratta, infatti, di giunti tipologicamente classificabili come “trapezoidali stilati”, un genere che è nato e che si è evoluto, anch’esso, soprattutto nella Viterbo duecentesca.