Alla fine del mese di marzo 2021 sono riuscito a trovare, presso la Libreria antiquaria “Gollini” di Imola (BO), una copia della rivista “Illustrazione Nazionale” -rivista artistica, sportiva, militare italiana, del 5 – 20 giugno 1911 che pubblica alle pagine 291-292 due rarissime fotografie dell’aviatore francese André Frey (Tours, 21 gennaio 1886 – Rouen, 21 novembre 1912), pioniere dell’aviazione, che partecipò dal 28 maggio al 13 di giugno dell’anno 1911 al raid “Parigi–Roma–Torino” organizzato in occasione del 50° anniversario dell’Unità d’Italia.
Insieme ad altri undici piloti, André Frey partì dall’aeròdromo parigino di Buc alle sei del mattino del 28 maggio e giunse a Pisa il 31 maggio ma dovette fermarsi in questa città perché si ferì leggermente a causa di un difficile atterraggio che danneggiò il suo velivolo; a causa di questo incidente André Frey poté ripartire solo all’alba del 3 giugno.
Seguendo la linea ferrata sorvolò Palo alle 8,31, ma proprio sopra Maccarese, un paesino a Ovest di Roma, fu costretto a un atterraggio di fortuna e riuscì a ripartire con il suo aereoplano solo alle 18:25 e, poco dopo, atterrò alle ore 18:50 nel campo d’aviazione, preparato appositamente per la gara, nella zona dei Parioli a Roma ma altri due piloti erano arrivati prima di lui: André Beaumont che fu il vincitore del raid mentre il famoso aviatore francese Roland Garros giunse secondo (ricordiamo che l’impianto sportivo dove si svolge il torneo di tennis degli “Internazionali di Francia”, tra la fine di maggio e i primi di giugno di ogni anno, è dedicato a questo grande aviatore); André Frey si piazzò al terzo posto ed ebbe come premio la somma di 23.000 lire; al quarto posto si classificò René Vidart, mentre gli altri otto piloti che parteciparono al raid furono costretti al ritiro.
Gli aereoplani sarebbero dovuti ripartire, per concludere il raid, il 10 giugno per giungere Torino ma solo André Frey decise di partire mentre gli altri tre piloti rinunciarono a concludere la competizione. Decollato con il suo velivolo (di cui abbiamo anche una fotografia d’epoca scattata poco prima di partire da Roma, che è allegata all’articolo) all’alba del 13 giugno, purtroppo cadde con il suo aereo -a causa della fitta nebbia, e forse anche a causa di un’avaria- in località “Macchia Grande”, nei pressi di San Martino al Cimino (VT), un paese che si trova a circa tre chilometri a Nord del lago di Vico, ma l’aviatore francese riuscì a salvarsi; ferito in varie parti e senza soccorsi per circa 12 ore, fu trovato da alcune persone forse ronciglionesi e poi portato all’Ospedale di Ronciglione dove rimase ricoverato per circa un mese, a partire dallo stesso giorno dell’incidente, confortato dalla presenza e dalle cure della moglie (anche di questo ricovero in ospedale abbiamo trovato una rarissima fotografia che è stata pubblicata nella rivista “Illustrazione Nazionale e che è allegata al nostro articolo).
Il suo obiettivo di terminare il raid arrivando a Torino -pur essendo venuto meno a causa dell’incidente- gli fruttò, oltre al 3° premio di £ 23.000, un’ulteriore ricompensa di £ 10.000 e il 30 settembre successivo, nel palazzo comunale di Torino, gli venne donata una preziosa medaglia d’oro coniata dalla ditta Musy in memoria dell’ardua impresa. Il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, inviò poi al pioniere dell’aviazione francese una lettera di congratulazioni e lo nominò “Cavaliere dell’Ordine della Corona”.
Gli anni 1910-1912 lo videro protagonista di molte gare in tutta Europa e anche negli Stati Uniti: ricordiamo in particolare il raid “Milano-Bologna-Venezia-Rimini-Bologna”, svoltosi dal 17 al 20 settembre 1911 e che concluse al 1° posto, pur avendo pilotato con le stampelle perché ancora reduce dall’incidente accadutogli durante lo sfortunato volo verso Torino il 13 giugno 1911; i tre piloti militari italiani -che giunsero prima di lui e che parteciparono alla competizione- erano fuori concorso e così gli altri aviatori militari che presero parte alla competizione.
Mi ricordo che mia nonna Margherita Chiossi in D’Orazi (Ronciglione, 1891 – Ronciglione, 1976), la madre di mio padre Francesco Maria, mi raccontò, io avevo circa 12 anni nel 1971, di questo fatto che per lei e per la popolazione di Ronciglione fu un avvenimento eccezionale.
Del pioniere dell’aviazione André Frey si è serbato in qualche modo il ricordo a Ronciglione tant’è che esiste una piccola via intitolata a lui che è la prima strada sulla destra, salendo, dopo il nuovo ingresso dell’Ospedale di Ronciglione.
Ricordiamo come l’articolista -parlando dell’incidente di André Frey e di quello di un altro aviatore, Raimondo Marra, in cui quest’ultimo perì- polemizzò, nell’articolo, con quella parte dell’opinione pubblica che considerava troppo pericolose queste gare aviatorie ricordando, al contempo, che nessuno spargeva una lacrima per gli incidenti nelle corride o negli incontri di boxe altrettanto pericolosi.
Prof. Carlo Maria D’Orazi
Presidente
del Centro di Studi Storici e Archeologici
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