In un protocollo (libro notarile) dell’Archivio Notarile di Capranica, notaio Iacobo di Petruccio (dell’antica famiglia dei Petrucci di Capranica che ha avuto sei notai fra il 1438 e il XVIII secolo) prot. 349 carta 75 verso, atto del 5 novembre 1461, è stato scoperto un Viceconte al servizio del famoso Conte Everso degli Anguillara che era originario di Caprarola. Questo Viceconte di chiamava Ser Gregorio ma non ne conosciamo ancora il patronimico (= il nome del padre), visto che all’epoca ancora non si usavano i cognomi che presero piede dopo il Concilio di Trento a partire dal 1563.
E’ la prima volta che si rinviene un Viceconte di Caprarola al servizio della nobile e antica famiglia dei Conti degli Anguillara (il documento più antico relativo alla famiglia è dell’anno 1012), ricordiamo che il Conte Everso, nato verso il 1398 e morto nella Rocca di Cerveteri il 4 settembre 1464) è stato il personaggio della famiglia maggiormente conosciuto anche a livello popolare e che sotto di lui i possedimenti feudali della famiglia raggiunsero la massima espansione (circa 40 castri più diverse tenute).
L’atto in questione è una sentenza di Ser Gregorio da Caprarola definito dal notaio “Viceconte del Castro di Capranica per il Magnifico e Potente Signore, Signor Everso Conte degli Anguillara e Signore di detto castro”. Ser Gregorio, commissario e delegato in causa e questione -come scrive il notaio- vertente tra Antonio, cavallaro del castro di Viano (l’attuale Vejano) da una parte e Pietro di Caranata [nome di battesimo di donna (“Cara + nata”), cioè il nome della madre (raro caso di matronimico] di Viano dall’altra parte. Ricordiamo che anche Viano era un castello degli Anguillara e le parti in lite ricorsero al Viceconte degli Anguillara che risiedeva a Capranica -castro che, insieme a Cerveteri e ad Anguillara Sabazia erano i castelli principali della famiglia.
Il Viceconte, nel nome di Cristo e invocata la Beatissima Vergine Maria e i Beati apostoli Pietro e Paolo, sedente nel tribunale, esaminati i testi, sentenzia che debba essere considerato nullo un atto (= istrumento) su cui verteva la lite tra i due abitanti di Viano.
Testimoni Iacobo di Quirico di Mastruccione, Ser Danesto di Quiricuccio e Antonio di Stefano di Cefo.
Prof. Carlo Maria D’Orazi