Il 16 febbraio del 2021 abbiamo rinvenuto un interessante patto di matrimonio del 15 gennaio 1462, concluso nella Rocca degli Anguillara in Capranica, fra un soldato di Everso degli Anguillara, un certo Iacobo Longo del fu Michele originario del castro di Monte Carlo (come risulta dall’atto dell’Archivio Notarile di Capranica, notaio Iacobo Petrucci, o “di Petruccio”, prot. 350 cc. 12v/13r del 28 febbraio 1464) nella Contea di Lucca in Toscana, e una bella donna di Roma, una certa Iacobelluzia del fu Benedetto.
È la prima volta che si scopre il nome di un armigero al servizio della nobile famiglia degli Anguillara (e questo sin dalle origini di questa famiglia di cui si hanno notizie nel castro di Anguillara sin dall’anno 1012) armigero -ancora residente a Capranica il 7 marzo 1466, in base al documento redatto dal notaio Iacobo Petrucci, prot. n° 350 c. 88v, dove il soldato Iacobo Longo risulta essere uno dei testimoni- che sicuramente fu a difesa della Rocca di Capranica il 7 luglio del 1465 quando l’esercito di Papa Paolo II Barbo venne a Capranica per espugnarla e riappropriarsi di tutti i castri della famiglia dei Conti degli Anguillara e catturare i due figli di Everso (quest’ultimo morto nella Rocca di Cerveteri il 4 settembre 1464), Francesco e Deìfobo, che da diversi anni, insieme al padre -a causa delle loro ambizioni politiche ed espansionistiche sul territorio- avevano procurato notevoli problemi allo Stato della Chiesa.
Il documento dimostra che la famiglia degli Anguillara ebbe al suo servizio non solo soldati provenienti dalla nostra regione laziale ma anche da altri Stati italiani, anche questo ìndice dell’importanza della nobile famiglia degli Anguillara.
Il fatto che l’atto sia stato concluso nella Rocca degli Anguillara di Capranica ci induce a pensare che il miles Iacobo Longo non fosse un semplice soldato ma fosse di grado gerarchicamente superiore tanto da avere il privilegio di poter far redigere l’atto all’interno del grande castello.
Questa è la trascrizione del patto di matrimonio del 15 gennaio 1462:
Eodem anno et die XV ianuarii. In presentiam mei notarii etc.
Constituta personaliter, coram me notario et testibus infrascriptis, domina Iacobellutia quondam Benedicti de Urbe, volens matrimonium contrahere cum Iacobo Longho quondam Micchaelis de comitatu Lucche, armiger (errato per armigero, ablativo) magnifici comitis Eversi de Anguillaria ibidem presenti et acceptanti; et interrogata a me notario infrascripto: “Vis in tuum legitimum virum Iacobum Longum supradictum?” Que respondit: “Volo”. Et versa vice, Interrogatus prefatus Iacobus: “Vis in tuam legitimam uxorem et sponsam Iaco<be>llutiam supradictam secundum ritum sancte matris Ecclesie?” Qui respondit: “Volo”. Et sic dictum matrimonium contrasserunt per verba de presenti: “Vis?” “Volo”.
Actum in aula Rocche castri Capralice, coram magnifica domina Iacobella quondam Iacobi Tobellini de Castro Candulforum, presentibus Toma Petri Cecchi et Ricio quondam Iohannis Macthei de Ronciglione, testibus, et cetera.
Questa è la traduzione dell’atto:
Stesso anno (1462) e giorno 15 gennaio. In presenza di me notaio ecc.
Costituita personalmente, di fronte a me notaio e ai testimoni infrascritti, la signora Iacobelluzia del fu Benedetto dell’Urbe, volendo contrarre matrimonio con Iacobo Longo del fu Michele della contea di Lucca armigero del magnifico conte Everso degli Anguillara, gli stessi presenti e accettanti, e interrogata da me notaio infrascritto: “Vuoi in tuo legittimo marito Iacobo sopradetto?” La quale risponde: “Voglio”. E viceversa interrogato il predetto Iacobo: “Vuoi in tua legittima moglie e sposa Iacobelluzia sopradetta secondo il rito di santa madre Chiesa?” Il quale risponde: “Voglio”. E così il detto matrimonio contrassero per verba de presenti: “Vuoi?” “Voglio”.
Atto nell’aula della Rocca del castro di Capranica, di fronte alla Magnifica signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino da Castel Gandolfo[1], presenti Tommaso di Pietro di Cecco e Riccio del fu Giovanni di Matteo da Ronciglione[2] testimoni, ecc.»
Si tratta del normale matrimonio per verba de presenti, contratto tra i due fidanzati presenti contemporaneamente, era ed è il matrimonio normale a cui doveva seguire il matrimonio celebrato davanti al sacerdote, a meno che il sacerdote non fosse presente anche lui all’atto rogato dal notaio e ratificasse sacramentalmente le volontà espresse dai due fidanzati davanti al notaio. Il fatto che i fidanzati esprimessero le loro volontà difronte a un notaio aveva, di solito, come motivo quello di regolamentare i rapporti economici derivanti dal matrimonio.
Nel matrimonio per procura, invece, essendo uno dei due contraenti assente, questi interveniva tramite il suo procuratore e si parla, in questo caso, di matrimonio per verba de futuro.
Questa è la collocazione dell’atto: Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica, protocollo n° 349 c. 89r, atto del 15 gennaio 1462 rogato nella Rocca degli Anguillara di Capranica dove è stato concluso il patto di matrimonio.
[1] La Magnifica Signora Iacobella del fu Iacobo di Tobellino, originaria di Castel Gandolfo, era la madre di Galiotto, figlio naturale del Conte Everso degli Anguillara. La Signora Iacobella risulta risiedere, in quel periodo, nella Rocca degli Anguillara di Capranica come è emerso da vari atti notarili.
[2] Riccio del fu Giovanni di Matteo da Ronciglione era una persona particolarmente legata alla famiglia del Conte Everso perché lo troviamo come testimone in diversi atti conclusi dalla famiglia degli Anguillara.