Individuato il piu’ antico arciprete documentato di Ronciglione anno 1358 - Il primo e piu’ antico vescovo documentato Originario di Ronciglione (1377-1384)

Abbiamo scoperto mercoledì 6 luglio 2022 il nome del più antico Arciprete documentato di Ronciglione si tratta di un certo “Domenico” menzionato in un atto del 23 maggio 1358.

L’atto è conservato nell’Archivio Notarile di Capranica, depositato presso l’Archivio di Stato di Viterbo, notaio Pietro di Nuccio di Ziano, protocollo n° 275 carte 19 verso/ 20 recto.

Ricordiamo che l’Archivio Notarile trecentesco di Capranica è costituito da ben 33 protocolli del XIV secolo per un totale di circa 3.500 atti notarili in latino ma numerosi protocolli notarili di Capranica relativi a questo secolo sono andati perduti e di alcuni notai capranichesi del Trecento, di cui conosciamo il nome, non ci è pervenuto nessun libro notarile[1], altrettanto è accaduto per i notai capranichesi del XII e XIII secolo e forse già esistevano nell’XI secolo.

 

L’atto in cui è citato l’Arciprete Domenico del castro di Ronciglione dice questo:

 

 

Trascrizione:

Eodem die. Actum in Sancta Maria presentibus presbitero Antonio et Antonio Iohannis domine Agnele testibus et cetera.

Dominus Dominicus Archipresbiter castri Roncilionis et vicarius generalis domini Nicolai Episcopi sutrini, ut (= come) dixit patere (= essere manifesto) manu magistri Petri Viole de Civitate Castellane, nomine dicti domini Episcopi, fecit, constituit et ordinavit suum verum et legitimum generalem procuratorem, actorem, factorem et nu<m>ptium specialem Iannonem de Crapalica, presentem et acceptantem, super bona et possessiones dicti domini Episcopi positos in Crapalica et tenimento ipsius (= della stessa) ac etiam (= e anche) super bona Sancte Barbare de Donacçano, ad agendum, petendum, respondendum, locandum, recipiendum et finem et [generalem] refutationem facendum et ad omnia et singula faciendum. Si dictus dominus Episcopus vel (= oppure) vicarius predictus eius persona interesset, promictens, nomine dicti Episcopi, totum et quicquid (= qualsiasi) [cosa] per dictum procuratorem facti fuerunt ratos et firmos tenere et no<n> contra venire sub obligatione dicti domini Episcopi bonorum mobilium et immobilium et cetera, et [sub] penam C (= 100) florenorum auri (= aurei); volens dictum procuratorem ab omni honere satisdatum (= garantito, sollevato); qua [pena] et cetera.

 

 

 

Traduzione:

Stesso giorno [dell’atto precedente]. Atto nella chiesa di Santa Maria di Capranica, sono presenti come testimoni il presbiter Antonio e Antonio di Giovanni della Signora Angela[2].

Il Signor Domenico Arciprete del castro di Ronciglione e Vicario generale del Signor Nicola Vescovo sutrino, come disse di essere manifesto [in un atto] di mano del notaio mastro Pietro di Viola di Civita Castellana, in nome del detto Vescovo, fece, costituì e ordinò suo vero e legittimo procuratore generale, attore (nel senso che agisce), fattore (nel senso che fa) e nunzio speciale Iannone (= Giannone, Viceconte di Capranica per la famiglia degli Anguillara nel) di Capranica, presente [all’atto] e accettante [l’incarico] sopra i beni e le possessioni del detto Signor Vescovo posti in Capranica e nel tenimento (= territorio) dello stesso [castro] e anche sopra i beni [della chiesa] di Santa Barbara del castro di Donazzano[3] per agire, chiedere, rispondere, locare, ricevere e per fare fine refutazione (= quietazione) e per ogni e singola cosa da fare.

Se il Signor Vescovo o il Vicario predetto interverrà in sua persona, [lo stesso promette], in nome del Vescovo, che tutto e qualsiasi [cosa] sarà fatta per il detto procuratore sarà ritenuta ratificata e stabilita e [gli stessi promettono] di non contravvenire [ai patti] sotto obbligazione del Signor Vescovo dei beni mobili e immobili eccetera e [sotto] pena di 100 fiorini d’oro; volente [l’Arciprete Domenico, Vicario del Vescovo] liberare il detto procuratore da ogni onere; la quale pena metà sia della Curia (= tribunale locale) di Capranica e l’altra metà sia della parte osservante dei patti.

 

            Questo Arciprete Domenico del castro di Ronciglione e anche Vicario del Vescovo di Sutri Nicola dovrebbe, con molta probabilità, essere quel Domenico di Riccardo da Ronciglione, attestato come Vescovo di Sutri fra il 25 gennaio 1377 e il 30 aprile 1384[4] e che risulta essere, al momento attuale, il primo e più antico Vescovo originario di Ronciglione.

 

 

Prof. Carlo Maria D’Orazi

Presidente

del Centro di Studi Storici e Archeologici

[1] Numerosi protocolli del Trecento sono andati sicuramente perduti e questo è dimostrato anche dal fatto che Ser Pancrazio di mastro Domenico ha rogato almeno dall’aprile 1339 sino al 6 aprile 1383, come dimostra la pergamena n° 10 del Fondo Diplomatico conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Capranica, ma i suoi protocolli, conservati all’Archivio di Stato di Viterbo, si fermano fino al 1359; di altri sei notai trecenteschi di Capranica, sconosciuti prima della nostra ricerca d’archivio cominciata il 10 gennaio 2019, non ci sono pervenuti i loro protocolli: il primo è il notaio mastro Domenico di Cencio che era il padre dei notai capranichesi Ser Pancrazio di mastro Domenico e Ser Pietro di mastro Domenico, padre che, visto che di Ser Pancrazio abbiamo atti a partire dall’anno 1339, potrebbe aver iniziato a rogare atti dai primi anni del XIV secolo; il secondo è un certo mastro Nicola notaio ricordato in un atto del 1340; il terzo è Ser Nicola di Taso, pubblico notaio attestato fra il 1381 e il 1384; il quarto è Ser Antonio di Angeluzio menzionato in un atto del 1384; il quinto è Ser Francesco di Puccio di Ricciuta ricordato in vari atti di altri due notai di Capranica: Ser Pietro di Nuccio di Ziano, in due atti del 1358, e il notaio e prete Paolo di Santoro, in due atti del 1385; il sesto è Ser Cecco di Puccio di mastro Guidone ricordato fra il 1360 e il 1388; inoltre abbiamo notizia ancora di un altro notaio capranichese, antecedente al 1334, si tratta di un certo mastro Crescenzio di Iacobo di cui esiste un atto notarile nella pergamena n° 2 del Fondo Diplomatico conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Capranica, l’atto è datato al 12 dicembre 1329 ma anche di questo notaio, che probabilmente ha iniziato ad esercitare il mestiere sin dagli ultimi anni del XIII secolo, non si sono conservati i protocolli, mastro Crescenzio di Iacobo risulta già morto nel 1355; ricordiamo anche il notaio e nobile viro Lorenzo di Nato di Damiano di Roma che svolse la funzione di Viceconte a Capranica fra il 1354 e il 1355 e sappiamo che esercitò la professione di notaio anche in Capranica.

[2] In un atto del 20 dicembre 1353 vengono ricordati come anteposti (figura simile a quella dell’Assessore comunale odierno) del castro di Capranica Antonio di Giovanni della signora Angela, Cecco di Agnelotto e Matteo di Pasquale che, insieme al Camerario Puccio di Nuccio di Ziano, fanno una quietanza (= refutazione) a un certo Ciotto di Verardello per due fiorini, cfr.: Archivio Notarile di Capranica, notaio Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 272 c. 26r, l’atto è rogato dal notaio Puccio di Nuccio di Ziano, fratello del notaio Pietro, che parla in prima persona; l’atto è redatto nella casa del notaio Ser Cecco di Ricciuta di Capranica.

[3] Il castro di Donazzano o Dinozzano, sorto nel X secolo, si trovava tra Capranica e Bassano Romano; era un piccolo villaggio, forse di non più di 800 abitanti, che fu abbandonato a partire dalla fine del XIV secolo forse perché la popolazione, gradualmente, preferì trasferirsi nel castro di Capranica e forse anche a Bassano. Il castro di Capranica era molto più grande e potente politicamente ed economicamente e poteva offrire maggiori opportunità di lavoro e una vita economicamente migliore rispetto a Donazzano. Il più antico documento conosciuto relativo a Donazzano è conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, Fondo Pergamene, Fondo del Monastero dei Ss. Cosma e Damiano in Mica Aurea, cassetta n° 15, pergamena n° 86 del mese di giugno dell’anno 1077 (non è indicato il giorno); con questa pergamena i fratelli Guero e Giovanni, che sono chiamati “del presbitero Lorenzo”, donano a Giovanni, preposto del monastero dei Ss. Giacomo e Filippo, presso Sutri, due pezzi di vigna posti nel fondo “Miziallano” nel territorio del castello di Donazzano e due pezzi di terra posti nel fondo “Serzano”, l’atto è rogato da Rainerio giudice e tabellione (= notaio) della città sutrina.

[4] Cfr.: Capranica medievale, a cura di Alfio Cortonesi, tipografia “Don Guanella”, Roma 1996, saggio di Paola Mascioli: Le campagne di Capranica nel Trecento: conduzione fondiaria e rapporti di lavoro, p. 14 nota n° 9.