Nell’ambito della mia ricerca storica d’archivio presso l’Archivio Notarile trecentesco di Capranica, conservato presso l’Archivio di Stato di Viterbo, finalizzata alla pubblicazione di un libro su “La vita quotidiana e di corte, sotto gli Anguillara, a Capranica nel XIV secolo”, è emersa la figura del Viceconte al servizio della nobile famiglia degli Anguillara.
Il Viceconte, una volta che un castro diveniva possesso della famiglia degli Anguillara, aveva funzioni podestarili, cioè amministrava il castro, si occupava dell’ordine pubblico e amministrava la giustizia a livello locale in 1° grado, in materia sia civile che penale, come un Podestà, inoltre, probabilmente si occupava della Rocca degli Anguillara e delle proprietà immobiliari di questa Signoria rurale di origine romana che erano situate all’interno del castro e nel suo tenimento (= territorio).
Sino ad adesso si è trovata documentata la figura del Viceconte a Capranica (il documento più antico è del 15 settembre 1339), e a Cerveteri (il documento più antico è del 1° gennaio 1409): Presumiamo che anche ad Anguillara Sabazia, essendo il castro di origine della famiglia, ci fosse anche in questo castro un Viceconte che coadiuvasse la famiglia degli Anguillara; difatti Capranica, Cerveteri e il castro di Anguillara erano i castelli principali di questa nobile famiglia di origine romana, documentata in Anguillara dall’anno 1012 (documento scoperto, pochi anni fa, dalla ricercatrice di Roma dr.ssa Viviana Normando).
Anche a Bassano Romano -che era un piccolo castro che, nel Trecento, probabilmente non aveva più di 1.200 abitanti- sono stati trovati documentati dei Viceconti durante il XIV secolo: il più antico è un certo Simoncello ricordato in un atto del 1357 (Archivio Notarile di Capranica, notaio Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 274 cc. 33r/v, atto del 16 agosto 1357), questo ci induce a pensare che la figura del Viceconte fosse presente in tutti i castelli di proprietà degli Anguillara in quanto questa famiglia aveva bisogno di un Homo fidelis, cioè di un uomo di fiducia, che amministrasse il castro in sua vece dato che la famiglia degli Anguillara non poteva essere presente contemporaneamente in tutti i castelli di sua proprietà.
Certamente prima dell’insediamento del Viceconte al servizio degli Anguillara i castri furono retti da un Podestà, generalmente forestiero, come era d’uso, perché fosse imparziale nel suo governo rispetto alle fazioni politiche locali. Il Podestà era il titolo più alto nella carica civile nel governo delle città dell’Italia centro-settentrionale durante il Basso Medioevo.
In via generale la vita politica dei Comuni ebbe quasi ovunque delle fasi simili. La prima forma di governo fu quella consolare: il potere veniva affidato per un anno a dei magistrati nominati dalla Comunità che, sull’esempio di epoca romana, erano chiamati “Consoli” e il cui numero variava da due a venti a seconda dei periodi e dei Comuni. I primi Consoli sono documentati nella città di Pisa nell’anno 1085.
La successiva lotta per il potere fra l’antica nobiltà e la borghesia commerciale emergente fu una delle caratteristiche storiche più importanti nella vita tumultuosa dei Comuni. A causa di questi contrasti, la figura politica del Podestà sostituì o affiancò quella del Consiglio dei Consoli che governò i Comuni medioevali soprattutto a partire dalla fine del XII secolo.
Il Podestà veniva nominato dal Consiglio Generale del Comune, la maggiore assemblea cittadina, e durava in carica, solitamente, sei mesi o un anno; doveva giurare fedeltà agli Statuti comunali, a cui era sottoposto, e alla fine del suo mandato la sua amministrazione era soggetta al controllo da parte di un collegio di “Sindaci”. Il Podestà non aveva poteri legislativi e neanche il comando delle milizie comunali, comando che veniva affidato al “Capitano del Popolo”.
Con il passare degli anni la carica di Podestà divenne un vero e proprio lavoro esercitato da dei professionisti che cambiavano spesso la sede di lavoro ricevendo un regolare stipendio. Questo continuo scambio di persone e di esperienze nell’amministrazione dei Comuni contribuì a far sì che le leggi comunali risultassero simili anche in città distanti fra di loro ma nelle quali avevano governato gli stessi Podestà.
Nel periodo Signorile la figura del Podestà perse importanza da un punto di vista politico diventando semplicemente un magistrato con il compito di amministrare la giustizia e di mantenere l’ordine pubblico, rispondendo del proprio operato non più a un Collegio di Sindaci ma direttamente al Signore della città o al Principe dello Stato regionale a cui la città apparteneva. Questa evoluzione della figura del Podestà ne accentuò ancor più l’aspetto di ufficiale di professione che si spostava di città in città seguito dalla sua “famiglia”, termine con cui si indicavano i componenti dei collaboratori del Podestà ovvero il Vicario, i Giudici sia in materia civile che in materia penale, gli addetti al mantenimento dell’ordine pubblico, i servitori e così via.
Per quanto riguarda i Viceconti degli Anguillara, che vennero a sostituire la figura del Podestà, li troviamo documentati nel castro di Cerveteri nel protocollo (libro notarile) n° 198 dell’Archivio Notarile di Capranica, conservato presso l’Archivio di Stato di Viterbo.
Il protocollo n° 198 è redatto dal notaio e prete capranichese Graziano di Mastro Pietro (documentato Rettore della chiesa di S. Maria di Capranica dal 1379 ma lo era sicuramente già in precedenza) fra il 1408 e il 1418, prete che in quegli anni risulta essere residente a Cerveteri dove era diventato anche lì Rettore della locale chiesa di S. Maria e dove continuò ad esercitare anche la professione di notaio; inoltre è attestato che, all’occorrenza, rivestisse anche il ruolo di Luogotenente dei Conti Giovanni e Angelo degli Anguillara; il protocollo n° 198 è stato poi conservato insieme ai protocolli rogati in Capranica da questo notaio e quindi versato, insieme agli altri, nell’Archivio Notarile presso la Casa della Comunità di Capranica dove è rimasto per secoli.
In questo protocollo risultano residenti, quando era necessario, presso la Rocca di Cerveteri i Conti Giovanni e Angelo degli Anguillara che ebbero al loro servizio diversi Viceconti ma va detto anche che in quegli anni il castro di Cerveteri era in comproprietà con la nobile famiglia dei Venturini di Roma che possedeva, fra l’altro, anche il castro di S. Severa e quello di Carcàri, situato a Km 1,500 a Nord di S. Severa, oggi diruto.
Sicuramente a Capranica la figura del Viceconte nasce nella 2° metà del XIII secolo quando il castro divenne di proprietà della famiglia verso il 1270-1275; a Cerveteri la figura del Viceconte nasce anche qui con l’acquisto di metà del feudo da parte degli Anguillara, probabilmente verso la metà del XIV secolo, mentre nel castro di Anguillara Sabazia -visto che la presenza degli Anguillara in questo castro è documentata almeno dall’anno 1012- il Viceconte dovette esistere in un epoca più antica, molto probabilmente dal XII secolo se non anche prima. Purtroppo gli archivi locali relativi al castro di Anguillara sono piuttosto tardi e partono dai primi anni del XVI secolo; per poter avere notizie sui Viceconti del castro di Anguillara si dovrebbero fare ricerche mirate presso gli archivi romani.
Abbiamo scoperto, fra il 1409 e il 1416, i nomi di sei Viceconti del castro di Cerveteri: il primo di cui abbiamo notizia è Silvestro del Signor Lorenzo, originario della città di Castro nel Viterbese, documentato a partire dal 1° gennaio 1409, il secondo è Martello di Stabia (l’attuale Faleria) attestato dal 15 dicembre 1410, il terzo è il “Nobilis Vir” Mattuzio de Ursinis accertato dal 19 marzo 1413, il quarto è un certo Ser Lorenzo documentato dal 4 settembre 1414, il quinto è Andrea di Trevignano attestato dal 9 gennaio 1415, il sesto è Ser Cicco di Giorgio accertato dal 9 febbraio 1416; va detto, inoltre, che Andrea di Trevignano risulta essere Viceconte per un secondo mandato, perché è documentato in tale carica anche in un atto del 23 novembre 1417 e questo ci conferma, ancora una volta -come nei casi di Capranica relativi al Viceconte Iannuccio di Tommaso (documentato Viceconte fra il 1339 e il 1346) e al Viceconte Cecco di Danzetta detto Inpeciato (documentato Viceconte fra ilo 1384 e il 1392)- che i Viceconti, se era necessario, potevano essere richiamati, dai Conti degli Anguillara, a rivestire nuovamente questo incarico di elevata responsabilità amministrativa.
Questi sono gli atti in cui risultano documentati i sei Viceconti (secondo l’elenco cronologico indicato) per la prima volta nel protocollo n° 198:
1) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 c. 6r, atto Curia-Domus Juris del 1° gennaio 1409;
2) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 cc. 28r/v, atto del 15 dicembre 1410;
3) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 cc. 51r/v, atto del 19 marzo 1413;
4) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 c. 61r, atto del 4 settembre 1414, è l’unico atto dove è citato questo Viceconte.
5) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 c. 67v, atto del 9 gennaio 1415;
6) Graziano di mastro Pietro, prot. 198 c. 76v, atto in Curia Rationis del 9 febbraio 1416, è l’unico atto dove è citato questo Viceconte.
Questa è la collocazione dell’atto più arcaico relativo al Viceconte più antico documentato del castro di Capranica (abbiamo, sinora, trovato documentati in questo castello 21 Viceconti fra il 1339 e il 1395), si tratta di un certo Iannuccio di Tommaso che esercitava il mestiere di macellaio: Arch. Notarile di Capranica, notaio Ser Pancrazio di Domenico (che era anche poeta), protocollo 313 carta 4 recto, atto in “Curia Rationis” (= il tribunale locale) del 15 settembre 1339.
Si pubblicano le fotografie dei sei documenti elencati relativi ai Viceconti di Cerveteri, datati fra il 1409 e il 1416 e la fotografia dell’atto relativo al Viceconte Iannuccio di Tommaso del 15 settembre 1339.
Prof. Carlo Maria D’Orazi