Gli Ebrei a Capranica
nel XIV Secolo

(Tutti gli atti citati in questo articolo sono conservati presso

l’Archivio di Stato di Viterbo, Archivio Notarile di Capranica)

Sappiamo, in base a numerosi documenti notarili del ‘300, che a Capranica esisteva una piccola comunità di Ebrei. Il personaggio di maggior spicco è un certo Guiglielmo di Alleguccio, documentato, sino a questo momento, a partire dal 28 gennaio 1382[1]; questo giudeo, che svolgeva l’attività di calzolaio[2], come secondo lavoro prestava denaro e, a questo proposito, abbiamo trovato, sino a questo momento, ben 222 atti notarili con i quali si impegnava a prestare del denaro ma, molto probabilmente, negli altri protocolli trecenteschi da noi non ancora consultati ce ne sono degli altri; spesso gli atti notarili relativi a questi prestiti di denaro venivano rogati proprio nella casa di Guiglielmo ebreo[3] -come, a volte, lo chiamano i notai- altre volte nella Curia o Domus Iuris[4]. Chiariamo subito che non faceva usura ma prestava soldi con contratti regolari rogati dai vari notai pubblici di Capranica. I prestiti di denaro erano concessi da Guiglielmo di Alleguccio solitamente in fiorini o, molto più raramente, in ducati veneziani, carlini, bolognini d’argento o libbre; ricordiamo che una notevole quantità dei mutui concessi da Guiglielmo di Alleguccio è conservata negli atti del notaio Paolo di Santoro e del notaio Francesco di Guercio.

Di Guiglielmo di Alleguccio sappiamo che conosceva e, forse ne era amico, i Conti Francesco e Nicola degli Anguillara perché lo troviamo come testimone in un atto del 27 agosto 1386 concluso nella Rocca, nella Sala Maggiore, dal Conte Francesco che agisce anche in nome e per conto del fratello gemello Nicola[5]; conosceva bene anche il Viceconte Antonio di Fiorentino al quale concede diversi mutui, uno di due fiorini il 1°marzo 1382[6], un secondo di altri due fiorini il 15 gennaio 1387[7], un terzo di otto fiorini il 28 febbraio dello stesso anno[8], un quarto il 7 marzo 1388 con il quale Antonio di Fiorentino e Iacobo di Bonello detto Baffo di Capranica, obbligati in solido, ricevono da Guiglielmo ebreo due fiorini d’oro[9]; conosceva anche Cecco Dànzepit detto “Inpeciato”, che risulta testimone in due suoi contratti di concessione di mutuo, uno del 3 febbraio 1384 e l’altro del 5 novembre 1387[10], sappiamo che poi Inpeciato diventerà Viceconte degli Anguillara nel 1392 e conosceva bene anche il Viceconte Giovanni di Nuccio di Sandro e il Castaldo Giovanni di Vico che risultano essere testimoni di un contratto di prestito concesso nel 1384 a un certo Iacobo di Fiata e a Giovanni di Becca che in solido promettono di dare a Guiglielmo di Alleguccio tre libbre[11]; anche il Viceconte Giovanni di Coluzia detto Mazzatosta è presente come testimone in un atto del 1384 con il quale Guiglielmo ebreo concede un prestito di 12 fiorini aurei al prete e notaio Graziano di mastro Pietro in solido con un certo Gianni di Posca, l’atto è rogato nella casa di Guiglielmo di Alleguccio[12], tre anni più tardi lo stesso Giovanni di Coluzia -non più Viceconte- e Gianni di Frate Godente, obbligati in solido, ricevono in prestito da Guiglielmo ebreo 30 fiorini d’oro[13]; così Coluzia del fu Iacobo di Bobisso, che sarà Viceconte nel 1394-95 circa, riceve in prestito nel 1384 da Guiglielmo ebreo due fiorini[14] e poi, nel 1387, sempre da Guiglielmo di Alleguccio quattro fiorini[15].

Guiglielmo ebreo aveva diverse proprietà e tra queste una vigna, posta in contrada “Valle dei Santi” che lui concede, in base a un atto del 25 novembre 1387, a Menico di Fiorentino, forse fratello del Viceconte Antonio di Fiorentino, per farla lavorare chiedendo in cambio parte del vino che da essa si sarebbe tratto[16] e anche un orto con grotta e alberi che Guiglielmo acquista nel 1385 da Pietro di Giovanni di Alberto detto “Caroso” di Capranica, orto posto nel tenimento del detto castro in contrada di S. Andrea, contrada oggi non più esistente[17]; Guiglielmo di Alleguccio possedeva anche degli animali da allevamento, difatti abbiamo trovato anche un atto del 1385 con il quale dava in sòccida, a Pietro di Stefano di Lippo, 34 capre grosse, un capro e due capretti[18].

Inoltre di Guiglielmo di Alleguccio sappiamo che il 5 maggio 1393 fosse già morto perché abbiamo trovato un altro atto -rogato in questa data e concluso dai figli di Guiglielmo, Alleguccio e Vitaluccio- nel quale viene scritto olim Guilgielmo (sic) patri ipsorum Allegucij et Vitalucij[19]. Anche i figli, Alleguccio (ha preso chiaramente il nome del nonno) e Vitaluccio, prestavano denaro con le stesse modalità del padre; di loro abbiamo trovato quattro contratti di prestito[20], ma ce ne potrebbero essere degli altri, questi contratti sono conclusi nell’anno 1393, sembra, dunque, che i due figli abbiano cominciato a prestare denaro con una certa continuità dopo la morte del padre[21].

            Da un atto del 1351 veniamo a conoscenza dei più antichi ebrei documentati di Capranica, difatti con questo rogito, concluso davanti alla cantina degli eredi del fu Capitone, un certo Blasiolo di Bartolo di Barbarano fa una fine e generale refutazione a un certo Vitaluccio di Musetto che sappiamo con certezza che fosse un ebreo; in questo atto Vitaluccio riceve la refutazione per sé e in nome di un certo Abramo di Leone e di Manuele di Calamonetto che dal nome, soprattutto del primo, presumiamo che fossero dei giudei; sono citati altri due probabili ebrei, Gaio di Musetto, che dovrebbe essere fratello di Vitaluccio, e Stella moglie di Gaio[22].

            Vitaluccio di Musetto è citato nuovamente in un rògito del 16 febbraio 1355 con il quale questo ebreo concede un prestito di due fiorini d’oro a un certo Magalotto di Malcagno e a un certo Parisco, obbligati in solido, con i loro beni presenti e futuri, nei confronti di Vitaluccio[23]. In un altro atto del 22 febbraio 1355, concluso nella casa di Vitaluccio, un certo Pretericciardo (è un soprannome) e Angela sua moglie pignorano al detto Vitaluccio giudeo una loro vigna posta in contrada Cospeto per il prezzo di quattro fiorini d’oro[24]; il 28 giugno 1355 un certo Santer di Luzio detto Totto e Puccio di Iacobo dichiarano in un atto di aver avuto in prestito da Vitaluccio giudeo due fiorini d’oro[25]. Vitaluccio è ricordato anche in un altro atto del 6 luglio 1359 del notaio Pancrazio di mastro Domenico nel quale risulta prestare due fiorini aurei a Làncea (sic) e Coluzia di Taso, due fratelli[26]. Il 26 luglio del 1359 Vitaluccio nomina suo procuratore un certo Guiglielmo di Oliuccio (sic) -giudeo anch’esso, come ricorda l’atto, e presumiamo che fosse anche lui di Capranica- incaricato di chiedere e ricevere ogni quantità di denaro da qualsiasi persona, denaro che lo stesso Vitaluccio -che, evidentemente, prestava anche lui professionalmente soldi su richiesta- dovrà ricevere in qualsiasi modo e in qualunque luogo; Vitaluccio si obbliga, con questo atto, a considerare ratificata e stabilita qualsiasi cosa che sarà fatta dallo stesso procuratore e promette di non contravvenire ai patti a pena di 100 libbre provisine[27]. Abbiamo trovato, inoltre, citato Musetto, padre di Vitaluccio, in un atto notarile del 1393 dove risulta essere testimone nell’atto dove viene indicato come “hebreo”[28].           

Sicuramente a Capranica non vivevano più di 10-15 giudei -visto i pochi nomi di ebrei trovati sino a questo momento nell’archivio notarile di Capranica per quanto riguarda il XIV secolo- si trattava di una piccola comunità, molto più piccola di quella di Pitigliano, in provincia di Grosseto, cittadina che fu chiamata “La piccola Gerusalemme” e dove vissero anche 200 ebrei contemporaneamente e dove c’è ancora una sinagoga del 1598. La comunità di Capranica fu anche minore di quella conosciuta a Ronciglione dove nel XVI secolo, sotto i Farnese, arrivarono a vivere contemporaneamente almeno una ventina di giudei (a giudicare dalla grandezza del locale ghetto), alcuni dei quali poi si convertirono al cristianesimo. A Ronciglione esiste ancora oggi un “Vicolo del Ghetto”, molto appartato e che si trova accanto alla piazza principale chiamata popolarmente “Piazza della Nave”. A Capranica non è esistito nessun ghetto, né tantomeno è esistita una sinagoga per cui dobbiamo pensare che questi ebrei locali, per svolgere le loro funzioni religiose durante l’anno, si riunissero nella casa di una famiglia appartenente a questa piccola comunità giudaica.

 

Prof. Carlo Maria D’Orazi

Note

[1] Paolo di Santoro, prot. 312 c. 29v, atto del 28 gennaio 1382, è il più antico contratto di mutuo conosciuto di Guiglielmo di Alleguccio, con questo contratto Guiglielmo ebreo presta nove fiorini d’oro a Cola di Antonio di Alperino di Capranica, atto rogato nella casa del detto Guiglielmo; vedi, tra i più antichi atti di mutuo di Guiglielmo di Alleguccio, anche: Francesco di Guercio, prot. 260 c. 4r, atto del 13 maggio 1383, in questo contratto Panalfucio di Paltonerio di Bassano Romano e il presbitero e notaio di Capranica Graziano di mastro Pietro promettono di dare in solido a Guiglielmo di Alleguccio due fiorini aurei.

[2] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 48v, atto in domo habitata Guilglielmi (sic) calçolarij del 4 maggio 1384.

[3] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 65r, atto del 16 agosto 1384; Francesco di Guercio, prot. 260 c. 68r, atto del 26 agosto 1384.

[4] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 64v, atto in Domus Juris del 10 agosto 1384; Francesco di Guercio, prot. 260 c. 70v, atto in Domus Juris del 4 settembre 1384.

[5] Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 88r/v, atto del 27 agosto 1386.

[6] Paolo di Santoro, prot. 312 c. 36v, atto del 1° marzo 1382.

[7] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 12v, atto del 15 gennaio 1387.

[8] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 18r, atto del 28 febbraio 1387.

[9] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 59r, atto del 7 marzo 1388.

[10] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 20v, atto del 3 febbraio 1384; Paolo di Santoro, prot. 310 c. 126v, atto del 5 novembre 1387.

[11] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 10v, atto del 17 gennaio 1384; anche in un altro contratto di prestito di Guiglielmo ebreo, rogato nella Domus Juris, è presente, come testimone, anche il Viceconte Giovanni di Nuccio di Sandro detto “Porta”, cfr.: Francesco di Guercio, prot. 260 c. 45v, atto del 22 aprile 1384. Il nome per intero di Iacobo Fiata è Iacobo del fu Silvestro di Cello detto Fiata ed era di Capranica, cfr.: Paolo di Santoro, prot. 311 cc. 80v/81r, atto del 5 maggio 1384, con questo atto Iacobo del fu Silvestro vende ad Angeluzio di Egidio di Capranica un pezzo di terra con alberi e una plagia (= terreno in declivio) posti in contrada Pecujaro per il prezzo di 5 fiorini; vedi anche l’atto: Paolo di Santoro, prot. 311 cc. 91v/92r, atto del 3 ottobre 1384, si tratta di un contratto di mutuo di Iacobo Fiata e Cecco di Giovanni di Guidone che ricevono da Guiglielmo di Alleguccio ebreo due fiorini.

[12] Francesco di Guercio, prot. 260 c. 68r, atto del 26 agosto 1384.

[13] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 28v, atto del 2 giugno 1387.

[14] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 97r, atto del 6 novembre 1384.

[15] Paolo di Santoro, prot. 311 c. 31v, atto del 28 luglio 1387.

[16] Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 129r/v, atto del 25 novembre 1387.

[17] Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 69v/70r, atto del 30 luglio 1385.

[18] Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 70r/v, atto del 30 luglio 1385; su Guiglielmo ebreo vedi anche l’atto: Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 78v/79v, atto dell’11 settembre 1385.

[19] Graziano di mastro Pietro, prot. 197 cc. 62r/v, atto del 5 maggio 1393; su Alleguccio figlio di Guiglielmo ebreo vedi anche l’atto: Paolo di Santoro, prot. 310 cc. 115v/116r, atto del 4 gennaio 1386. Che Guiglielmo di Alleguccio fosse già morto nel 1393 è confermato anche da un altro atto, si tratta di una cassazione di un precedente prestito di dieci fiorini d’oro del 7 gennaio 1386, concesso da Guiglielmo ebreo ad Antonio del fu Luzio di Andreone detto “Trasatto” e a Gianni di Pulmonio, entrambi di Capranica, nella quale cassazione si dice: Cassatum fuit dictum istrumentum ex voluntate heredum Gulglielmj, cfr.: Paolo di Santoro, prot. 310, c. 119r, atto del 26 ottobre 1393.

[20] Graziano di mastro Pietro, prot. 197 c. 49r, atto del 17 febbraio 1393; Graziano di mastro Pietro, prot. 197 c. 60v, atto del 27 aprile 1393; Graziano di mastro Pietro, prot. 197 c. 64r, atto del 7 maggio 1393; Graziano di mastro Pietro, prot. 197 cc. 79r/80r, atto del 16 ottobre 1393.

[21] Abbiamo trovato altri quattro atti in cui il solo Alleguccio ha concluso, nella propria casa, contratti di prestito: Notaio sconosciuto, prot. 262 c. 20r, atto del 20(?) febbraio 1394-95 ca.; Notaio sconosciuto, prot. 262 c. 23r, atto del 1° marzo 1394-95 ca.; Notaio sconosciuto, prot. 262 c. 23v, atto del 1° marzo 1394-95 ca.; Notaio sconosciuto, prot. 262 c. 37r, atto del 12 luglio 1394-95 ca.; sul protocollo n° 262 vedi la nota n° 10. Abbiamo trovato anche un atto del 1382 e uno 1384 che dimostra che i figli di Guiglielmo ebreo prestavano denaro, anche se raramente, anche prima della morte del padre: nel primo atto Alleguccio presta otto libbre di denari provisini a Lorenzo del fu Luzio di Cozzarella in solido con Antonio di Cianchetta entrambi di Capranica (cfr.: Paolo di Santoro, prot. 312 c. 29r, atto del 22 gennaio 1382), col secondo atto Vitaluccio figlio di Guiglielmo giudeo presta due fiorini aurei in solido a Cecco di Giovanni di Guidone e a un altro soggetto di cui non è ben leggibile il nome (cfr.: Francesco di Guercio, prot. 260 c. 82r, atto del 7 novembre 1384, è presente come testimone anche il prete Graziano di mastro Pietro).

[22] Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 270 c. 34r, atto del 9 dicembre 1351.

[23] Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 54v, atto ai piedi delle scale della casa del notaio del 16 febbraio 1355, in questo atto viene indicato il patronimico di Vitaluccio, “Musetto”, e viene detto chiaramente che fosse un giudeo; sono presenti come testimoni Vanni di Nero di Vitozza (un castro oggi diruto vicino Sorano in provincia di Grosseto), Matteo di Pasquale e Paternostro (è un soprannome).

[24] Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 58r, atto nella casa di Vitaluccio del 22 febbraio 1355.

[25] Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 80r, atto del 28 giugno 1355, l’atto è stipulato nella casa di Vitaluccio e sono presenti come testimoni Bùcciolo calzolaio di Sutri e Matteo di Orbetano di Capranica.

[26] Pancrazio di mastro Domenico, prot. 308 c. 4v, atto del 6 luglio 1359, il rogito è concluso nella casa di Vitaluccio giudeo.

[27] Pietro di Nuccio di Ziano(?), prot. 277 c. 5r, atto nella casa di Vitaluccio giudeo del 26 luglio 1359, sono presenti come testimoni un certo Carroccio, Sandro di Luzio e Luzio di Luzzarello.

[28] Graziano di mastro Pietro, prot. 197 cc. 79r/80r, atto del 16 ottobre 1393.