In base alle considerazioni e prove scientifiche che abbiamo illustrato nei tre precedenti articoli sull’Area Sacra etrusco-romana dobbiamo ritenere che, molto probabilmente, a “Velzna” (l’attuale Orvieto) c’era il centro politico del “FANVM VOLTVMNAE” dove annualmente si riunivano i 12 Lucumoni della Dodecapoli etrusca, mentre nel sito etrusco del Colle del Duomo a Viterbo, chiamato in epoca romana “Castrum Herculis” doveva esserci, secondo noi, il centro religioso del “FANVM VOLTVMNAE”, tant’è che la valle sotto il Colle del Duomo si chiama ancora oggi “Valle FAVL” e nello stemma di Viterbo, sin dall’ XI-XII secolo, vi sono le lettere “FAVL” che, come affermano gli storici o archeologi Luigi Lanzi, Filippo Cluverio, Domenico Magri e Luca Olstenio(1) significano “FA[NVM] V[O]L[TVMNAE]” (secondo l’uso delle contrazioni letterarie che erano molto utilizzate durante tutto il Medioevo) e noi, su questo, siamo d’accordo con loro, evidentemente nell’XI secolo i Viterbesi avevano ancora memoria del FANVM VOLTVMNAE; inoltre va detto come in Viterbo siano esistiti la chiesa e il monastero di S. Maria in Volturna che ricordavano un antico culto a “Voltumna”.
Quindi il vero “FANVM VOLTVMNAE” si trovava sul Colle del Duomo che, secondo noi, era il centro logistico religioso più importante dell’Area Sacra etrusca dei monti Cimini che era strettamente collegata sia con il centro religioso di “Castrum Herculis” (come veniva chiamato in epoca romana e che, evidentemente, anche in epoca etrusca era dedicato a questo semidio) e sia con il centro politico di “Velzna”.
Dobbiamo ricordare, inoltre, l’antico mito, che si è perpetuato sotto forma di leggenda sino ai nostri giorni, in base al quale il lago Ciminio (l’attuale lago di Vico) si è formato quando il semidio Ercole conficcò, con forza, la sua clava nel terreno facendo scaturire dell’acqua che, gradualmente, dette origine al lago (forse chiamato “Kimnu” in epoca etrusca analogamente al monte Cimino, come da noi affermato in un articolo precedente). Il mito di Ercole che dà origine al lago Ciminio è ben rappresentato in un famoso affresco di Federico Zuccari, datato fra il 1566 e il 1573 che si trova all’interno della “Sala di Ercole” di Palazzo Farnese a Caprarola. Inoltre ricordiamo come il sito del Colle del Duomo fosse dedicato a Ercole e così anche l’antico abitato medievale di Vico -situato su un piccolo colle, vicino all’attuale Cassia Cimina, a circa 200 metri dalla costa Est del lago di Vico e a tre chilometri a Nord di Ronciglione si chiamava in epoca romana “Vicus Herculis”; evidentemente la presenza del culto a Ercole, nel piccolo castro fortificato etrusco del Colle del Duomo, ribadita dal piccolo abitato di “Vicus Herculis”, ha dato origine a questo antico mito che risale, perlomeno, all’epoca etrusca.
Dal momento che il sito etrusco del Colle del Duomo è situato all’interno dell’Area Sacra, che era invece inviolabile, questo fatto dovrebbe dimostrare che la sua funzione fosse quella di essere una base logistica per i sacerdoti e i loro collaboratori che si riunivano in questo piccolo castro religioso che venne poi fortificato, molto probabilmente, alla fine del IV secolo a. C., analogamente a quanto si è riscontrato nel vasto luogo di culto dell’età del Bronzo che è situato sulla vetta del monte Cimino, di cui abbiamo parlato in un nostro articolo precedente e che contiene una fase etrusca che si interrompe alla fine del IV secolo a. C. e che venne fortificata proprio alla fine di questo secolo per fronteggiare, evidentemente, in entrambi i casi, l’avanzata dell’esercito romano, comandato dal Console Quinto Fabio Rulliano che, nella primavera del 309 a. C. -come narra Tito Livio nella sua opera “Ab Urbe condita” nel Libro IX, capitolo 36- iniziò a conquistare tutta l’Etruria meridionale, compresi il Lago Ciminio con l’omonimo monte e il sito etrusco del Colle del Duomo dedicato a Ercole.
La base logistica etrusca del Colle del Duomo doveva avere la funzione, molto probabilmente, di dare un alloggio ai sacerdoti e al loro seguito i quali qui si riunivano per celebrare dei riti ma soprattutto la utilizzavano come base di partenza per andare a svolgere nei luoghi di culto naturali all’aperto, situati su alcune vette dei monti Cimini (in particolar modo nel vasto luogo di culto della vetta del monte Cimino che era il più importante di tutti e che era dedicato a Tinia, ovvero a Giove, come testimonia la piccola ara di Orvieto di epoca romana dedicata a Giove Ciminio, come abbiamo già affermato in un nostro precedente articolo).
Dal momento che l’ara romana di Orvieto è dedicata a “Giove Ciminio”, il “Padre degli dèi”, dobbiamo a questo punto affermare con certezza che l’epiteto etrusco di “Voltumna” o “Veltumna” è attribuibile a Tinia e questo conferma, ulteriormente, la nostra tesi che il vero “FANVM VOLTVMNAE, fosse situato nel sito del Colle del Duomo, con annessa l’Area Sacra etrusca dei monti Cimini che -dopo la conquista, avvenuta nel 309 a. C., da parte dell’esercito romano- perse la sua inviolabilità ma non la sua funzione sacrale, come dimostra il saggio dell’archeologo Lidio Gasperini e, dopo la conquista romana dell’Area Sacra fu possibile, a causa del fatto che l’Area Sacra etrusca perse la sua inviolabilità, fondare, al suo interno, dei piccoli centri abitati di epoca romana, a partire dall’inizio del III secolo a. C., come “Vicus Matrini”, “Forum Cassii” e altri piccoli centri abitati come il piccolo villaggio di epoca romana situato in località “Piazza Vascella”, vicino a “Poggio Cavaliere” a circa 250 metri dalla costa Sud del lago di Vico, in territorio di Ronciglione.
Dobbiamo aggiungere, infine, che dovevano esserci anche altre basi logistiche in un’Area Sacra così vasta di circa 300 Kmq, questo per facilitare i numerosi sacerdoti etruschi e il loro seguito nello svolgere i loro riti religiosi sulle varie vette dei monti Cimini, dedicate ognuna a una diversa divinità, come dimostra il Monte Venere -che ha conservato il topònimo di epoca romana e che è situato sulla costa Nord del Lago di Vico- che era dedicato al culto di questa dea già in epoca etrusca.
Un’altra di queste basi logistiche inserite all’interno dell’Area Sacra doveva essere molto probabilmente anche “Polymartium” (l’attuale Bomarzo) che significa letteralmente “Città di Marte”, cosa che indica la presenza di un piccolo castro dedicato al culto di Marte e che essendo all’interno dell’Area Sacra, che invece era inviolabile, doveva avere la stessa funzione della base logistica etrusca del Colle del Duomo.
Dobbiamo, inoltre, ritenere plausibile che questi centri religiosi etruschi -che erano all’interno dell’Area sacra e che avevano le funzioni di “basi logistiche” per i sacerdoti e i loro collaboratori- fossero in qualche modo anche dei centri di cultura per cui non è escluso che facendo delle approfondite indagini archeologiche si possano trovare, in questi siti, testi in etrusco -di carattere religioso, storico e letterario- su vari supporti: oltre che su materiale lapìdeo, anche su lamina d’oro come quelle di Pyrgi o anche su lino come quello della “Mummia di Zagabria”(periodo Tolemaico, III-II sec. a. C.), scoperta alla metà del XIX secolo in Egitto, che contiene il più lungo testo in etrusco conosciuto e che tratta di un calendario rituale e che potrebbe provenire, al contrario da quanto ritenuto dagli studiosi sino a ora, dai uno dei centri logistici religiosi e di cultura posti all’interno dell’Area Sacra etrusco-romana dei monti Cimini.
Per quanto riguarda Sutri, che Tito Livio definisce “Città chiave dell’Etruria” o anche “Porta dell’Etruria”, doveva essere una “Porta” d’ingresso all’Area Sacra, forse la principale in assoluto, perché consentiva l’ingresso all’Area Sacra venendo dalla città di Roma, ma dovevano esserci altri centri abitati come “Porte” d’ingresso alla vasta Area Sacra, una di queste “Porte” doveva essere, molto probabilmente, Orte per le popolazioni che venivano dall’Umbria. Orte veniva chiamata nell’antichità “Horta”, che è di etimologia incerta ma, secondo noi, il significato di “Horta” è semplicemente quello di “Porta” vista anche l’assonanza fra le due parole e quindi la parola “Porta” dovrebbe essere di origine etrusca.
Altre “Porte” d’ingresso all’Area Sacra dovevano essere Nepi e Gallese a Sud e anche Blera a Ovest, mentre a Nord, probabilmente, lo erano anche Fèrento, il sito del Colle del Duomo e forse anche Tuscania; non sappiamo, al momento attuale, se anche “Velzna” fosse anch’essa una “Porta” d’accesso all’Area Sacra, vista la sua lontananza dai Monti Cimini e dobbiamo aggiungere, inoltre, che esisteva certamente un collegamento fra l’Area Sacra etrusco-romana e il monte Soratte, posto a circa 30 chilometri a Est dalla chiesa di Sant’Eusebio Vescovo di Sutri che, non a caso, è rivolta a Est proprio verso il monte Soratte, così come il tempio romano, probabilmente dedicato a Diana, su cui è stata costruita la chiesa nell’VIII secolo; sul monte Soratte, difatti, è attestato un importante luogo di culto ad Apollo Sorano, come a Soriano nel Cimino il cui sito, in epoca etrusco-romana, era dedicato anch’esso alla stessa divinità e tra i due luoghi di culto ci potrebbe essere una relazione.
Prof. Carlo Maria D’Orazi
Presidente
del Centro di Studi Storici e Archeologici
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