Il castro medioevale di Donazzano situato tra Capranica e Bassano Romano
(Secoli X-XV)

Del piccolo castro di Donazzano o Dinozzano non si conosce l’ubicazione esatta ma si sa con certezza che fosse situato fra Capranica e il castro di Bassano Romano; esiste ancora oggi una contrada, di fronte alla stazione ferroviaria di Capranica (a circa 800 metri) che i Capranichesi chiamano “Tinozzà” (da “Dinozzano”), si presume che questo possa essere il sito dell’antico abitato medioevale di Donazzano ma sembra che non emergano rovine di alcun genere di epoca medioevale; probabilmente facendo un’opportuna campagna di scavi si potrebbe ritrovare qui l’abitato di Donazzano.

Il castro di Donazzano risulta già esistente in una pergamena del giugno 1077 (Archivio di Stato di Roma, Fondo Pergamene, Monastero dei Ss. Cosma e Damiano in Mica Aurea, cassetta 15, pergamena n° 86); con questa pergamena i fratelli Guero e Giovanni, che sono chiamati “del presbitero Lorenzo”, donano a Giovanni, preposto del monastero dei Ss. Giacomo e Filippo, presso Sutri, due pezzi di vigna posti nel fondo “Miziallano” nel territorio del castello di Donazzano e due pezzi di terra posti nel fondo “Serzano”, l’atto è rogato da Rainerio giudice e tabellione (= notaio) della città sutrina; possiamo ritenere che questo castro possa essere nato nel corso del X secolo.

Del castro di Donazzano sappiamo che nel 1254 rifiutò di sottomettersi a Viterbo “dichiarando che avrebbe solo consentito a far omaggio al Senato Romano”[1].

Da una pergamena del Fondo Diplomatico dell’Archivio Storico di Capranica del 16 febbraio 1281, sappiamo i nomi dei due proprietari del castro di Donazzano e del suo tenimento (= territorio) che detenevano ciascuno una metà del feudo; si tratta di Capito del fu Giacomo di Capito (nome del nonno paterno) de Vezzosis (si tratta di un vero e proprio cognome essendo una famiglia nobile) di Roma e di Pietro del fu Goffredo di Nazzano (nome del nonno paterno), quest’ultimo con l’atto del 1281 vende la sua metà del castro al Conte Pandolfo II degli Anguillara per la somma di 475 libbre provisine (il provisino era una moneta francese, originaria della città di Provins, che poi, a partire dal XII secolo, si diffuse, come modello di conio, in diverse parti d’Italia compreso lo Stato Pontificio)[2].

Sicuramente, prima dell’acquisto di questo piccolo castello da parte del nobile viro Capito del fu Giacomo de Vezzosis e da parte di Pietro del fu Goffredo di Nazzano, castro che non avrà fatto più di 800 abitanti, l’amministrazione di questo piccolo Comune doveva essere affidata a un Podestà che, oltre alle funzioni amministrative, aveva anche funzioni giurisdizionali di 1° grado, sia in materia civile che penale, e aveva anche compiti di ordine pubblico[3].

            Da un documento del 1351 si viene a sapere che in esso vi fosse una chiesa dedicata a S. Barbara (cfr.: Archivio Notarile di Capranica, notaio Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 270 cc. 20v/21r, atto del 25 aprile 1351). Della chiesa di S. Barbara nel castro di Donazzano parla anche un altro atto del 1355 e da questo atto veniamo a sapere che questa chiesa avesse, come era presumibile, delle rendite (cfr.: Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 47r, atto dell’8 gennaio 1355); da un altro atto veniamo a sapere che la chiesa di S. Barbara avesse, come era prevedibile, delle proprietà immobiliari (Puccio di Nuccio di Ziano, prot. 273 c. 55v, atto del 15 febbraio 1355); in quello che era una volta il territorio del castro di Donazzano, ancora esiste oggi una contrada che si chiama di “S. Barbara”.

Nel castro di Donazzano è documentata già dal 1348[4] l’esistenza di una Curia Rationis (= Curia della Ragione) ovvero un tribunale locale, come d’altronde esistevano in tutti i castri dello Stato Pontificio già a partire almeno dalla fine del XII secolo, visto che nel 1198 Papa Innocenzo III, che riorganizzò lo Stato Pontificio, istituì le cinque grandi provincie dello Stato della Chiesa tra cui la “Provincia del Beato Pietro in Tuscia” che inizialmente aveva come capoluogo Montefiascone che era la sede del Rettore della provincia poi passata verso la metà del XIV secolo a Viterbo[5].

Come tutte le Curie anche quella di Donazzano aveva delle proprietà immobiliari e delle rendite, cosa che è documentata in diversi atti dell’Archivio Notarile di Capranica[6].

La presenza di una Curia ci fa capire che il castro di Donazzano nel 1348 avesse già gli Statuti comunali (molto probabilmente risalenti ai primi anni del XIII secolo) sulla base dei quali si risolvevano, all’interno del tribunale locale, le controversie civili e le questioni penali in 1° grado. All’epoca un po’ tutti gli Statuti comunali si assomigliavano con poche eccezioni relative alle consuetudini e alle necessità locali; con l’istituzione della Provincia del Beato Pietro in Tuscia il tribunale di Montefiascone -che dipendeva dal Rettore della Provincia, il quale aveva a sua disposizione diversi giudici- esaminava i processi civili e penali in 2° grado.

Come già detto il castro di Donazzano fu acquistato, per una sola metà, dal Conte Pandolfo II degli Anguillara il 16 febbraio 1281 e a partire da questa data questo castello entrò a far parte dei castelli di questa nobile famiglia[7].

 

           L’importante ricercatrice storica Vittorina Sora, vissuta a cavallo tra XIX e XX secolo -che ha scritto due importanti saggi sulla famiglia dei Conti degli Anguillara, pubblicati il primo nel 1906 e il secondo nel 1907 dalla Reale Società Romana di Storia Patria, ancora oggi fondamentali per conoscenza della storia di questa nobile famiglia- nel secondo saggio ci dice che nel 1451 una metà del castro di Calcata venne permutata dal Conte Pandolfo del fu Angelo degli Anguillara con il Conte Giacomo del fu Nicola “ricevendo quegli in compenso il castello diruto e il territorio di Donazzano e mille centocinquanta fiorini”[8]; dunque nel 1451 il castro di Donazzano era già diruto e pensiamo che sia stato abbandonato dalla popolazione almeno trent’anni prima per cause ancora sconosciute.

[1] Silvestrelli G., Città, castelli e Terre della regione romana, Città di Castello, 1914, p. 520.

[2] La pergamena di Capranica del 1281 è stata oggetto di una pubblicazione da parte dell’archivista e studioso di Roma Piero Santoni, cfr.: Un documento inedito di Pandolfo II Anguillara: l’acquisto del castrum Donacçani in diocesi di Sutri, Archivio della Società Romana di Storia Patria, fascicolo CXVI, anno 1993, pp. 113-120.

[3] La figura del Podestà comincia ad affermarsi nei Comuni dell’Italia Centro-settentrionale a partire dalla fine del XII secolo; solitamente era forestiero in modo da evitare coinvolgimenti personali nelle controversie cittadine e garantire l’imparzialità nell’applicazione delle leggi di fronte alle varie fazioni politiche esistenti nel Comune; il Podestà non aveva, comunque, funzioni legislative né di comando militare, funzione, quest’ultima, riservata al Capitano del Popolo e durava in carica, a seconda degli Statuti comunali, o sei mesi o un anno.

[4] Archivio Notarile di Capranica, Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 267 cc. 13v/15r, atto del 21 ottobre 1348. L’Archivio Notarile di Capranica è conservato presso l’Archivio di Stato di Viterbo.

[5] Le altre Provincie dello Stato della Chiesa furono la “Marca Anconitana” con capoluogo Macerata, il “Ducato di Spoleto” con capoluogo l’omonima città, la “Provincia Romandiolae (Romagna) con l’Esarcato di Ravenna” e la “Provincia di Campagna e Marittima” che comprendeva il territorio da Roma e Ostia antica sino alla Valle del Liri e a Terracina.

[6] Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 267 cc. 32r/33v, atto del 12 novembre 1348, in questo atto risulta che anche la Curia di Donazzano avesse delle proprietà immobiliari; Pietro di Nuccio di Ziano, prot. 267 cc. 46r/47r, atto del 30 novembre 1348, anche in questo atto risulta una proprietà della Curia di Donazzano e, sempre da questo atto, risultano anche delle rendite a favore della Curia di Donazzano, nel caso specifico si tratta di una vendita di due pezzi di prato che rendono alla Curia di Donazzano una parte su 10 parti ottenute con l’utilizzo dei prati; vedi anche sulla Curia del castro di Donazzano: A. N. di Capranica, notaio Paolo di Santoro, prot. 309 c. 4v, atto del 21 novembre 1381.

[7] Archivio Storico Comunale di Capranica, Fondo Diplomatico, perg. n° 1. Il Conte Pandolfo II degli Anguillara fu il Conte che fece erigere la grande rocca degli Anguillara di Capranica, sicuramente il palazzo fortificato più grande e importante della famiglia, purtroppo abbattuto, forse per ordine del Papa Sisto IV della Rovere, molto probabilmente intorno all’anno 1480. La rocca degli Anguillara di Capranica risulta ancora esistente in alcuni atti del gennaio 1471 (A. N. di Capranica, notaio Giovanni Grassi, prot. 191 c. 5v, atto del 1° gennaio 1471, l’atto è rogato in terra Capralice in arce dicte terre…; Giovanni Grassi, prot. 191 cc. 7r/v, atto del 31 gennaio 1471, si tratta di una sentenza emanata da arbitri nel Tribunale di Capranica redatta in arce terre Capralice in camera solite residentie Reverendissimi Dominj Gubernatoris…

Ricordiamo come, fra i primi di gennaio e i primi di marzo del 1337, il grande poeta aretino Francesco Petrarca fu ospite, nella rocca di Capranica, del Conte Orso I degli Anguillara e di sua moglie Agnese Colonna, sorella del suo datore di lavoro ad Avignone il Cardinale Giovanni Colonna; qui, nella rocca di Capranica, Francesco Petrarca scrisse tre sonetti conservati nella sua opera principale “Il Canzoniere” (sonetti n° 49, n° 38 e n° 98, questi ultimi due dedicati al Conte Orso) e anche due lettere al Cardinale Giovanni Colonna conservate nella sua grande raccolta di epistole Familiarium Rerum (Libro II, lettere n° 12 e n° 13).

[8] Sora V., I Conti di Anguillara dalla loro origine al 1465, Archivio della Reale Società Romana di Storia Patria, Vol. 30, anno 1907, pp. 101-102. Vittorina Sora indica la collocazione del documento relativo a questa permuta: Archivio Capitolino, cred. XIV, to. 66, perg. n° 2.